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28 aprile 2025

Meta nel mirino: la raccolta dati per l'addestramento dell'IA 

di Daniel Sempere

Meta (l'impresa tecnologica statunitense di Mark Zuckerberg, che controlla i servizi di rete sociale Facebook e Instagram,  di messaggistica istantanea WhatsApp e Messenger) continua a suscitare dibattiti accesi, soprattutto dopo che l'azienda ha dichiarato che "la raccolta  dati per l'addestramento dell'intelligenza artificiale, rientra in una normale prassi d'interesse e sviluppo"
                                                                                Secondo Meta...
"tale raccolta consentirebbe agli utenti di evitare di partecipare attivamente all'addestramento dei modelli di intelligenza artificiale "  (πŸ€”?).
Sì lo so, sembra una supercazzola del Conte Mascetti.
Tuttavia, la NOYB (None of Your Business), l'ONG  che si occupa dell'applicazione delle leggi sulla protezione dei dati, ha sollevato questioni importanti, sostenendo che Meta avrebbe dovuto richiedere esplicitamente il consenso degli utenti per utilizzare le info.
In un contesto normativo europeo, che si dichiara  attento alla privacy, la questione Γ¨ stata finalmente rimandata ai regolatori nazionali dall'Unione Europea. 
Di conseguenza, il Dipartimento della Protezione dei Dati (DPC responsabile della vigilanza su Meta) ha chiesto l'intervento del Comitato europeo per la protezione della privacy, dando il via a una serie di valutazioni critiche rispetto alla legittimitΓ  della raccolta dati per fini di addestramento dell'IA.
Per stabilire se l'interesse di Meta sia veramente legittimo, le autoritΓ  di regolamentazione dovranno esaminare attentamente se tale interesse possa considerarsi lecito e non un mero esercizio speculativo. 
Nel frattempo Meta sembra aver dribblato le obiezioni fondamentali sollevate dalla NOYB, riguardanti le modalitΓ  di opt-in, nel caso in cui l'utente debba  scegliere se ricevere qualcosa (come accade con le iscrizioni alle newsletter), e le modalitΓ  opt-out , nel caso in cui l'utente venga incluso suo malgrado in "qualcosa", a meno che non scelga di  disattivare un servizio (opzione spesso nascosta e poco visibile).
L’azienda ha risposto che in futuro:
"...invierΓ  notifiche via email o attraverso la propria piattaforma, contenenti un link a un modulo di obiezione relativo all'addestramento dell'IA."
Permangono ovviamente dubbi su quanto tali moduli di obiezione possano differire da quelli precedenti e sulla corretta visualizzazione delle opzioni.
Dubbi che lasciano spazio a legittime perplessitΓ . 
Ammettiamolo, quante volte ci Γ¨ sfuggita una di queste note opt-in e opt-out, soprattutto se scritte in lingua straniera?
Sembrano create apposta per eludere la nostra privacy.
La preoccupazione piΓΉ grande Γ¨ che l'Unione Europea potrebbe ritrovarsi con un modello di intelligenza artificiale addestrato su contenuti non sempre banali (quali immagini di animali, cibo, ecc...) ma, piuttosto, di informazioni ben piΓΉ delicate (quali opinioni politiche o dettagli della vita privata degli utenti. 
La sfida resta quindi aperta: come conciliare l’innovazione tecnologica con il legittimo diritto alla privacy dei cittadini europei?
Se questo "potenziale" finisse nelle mani sbagliate (di una Von der Pippen, giusto per trarne un esempio), la nostra sfera privata e la nostra libertΓ  sarebbero seriamente in pericolo...


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