L’Europa in un tappo
L’analisi critica di Daniel
Sempere
Ebbene sΓ¬, l’emblema del genio che ispira le
menti illuminate di questa Unione Europea, puΓ² essere ben rappresentato
dal tappo con anello voluto da Bruxelles.
Una trovata tanto assurda quanto inutile, che si inserisce in un contesto di normative europee sempre piΓΉ fitte e intricate, molte delle quali sembrano lontane dalle reali esigenze della vita quotidiana dei cittadini.
Una trovata tanto assurda quanto inutile, che si inserisce in un contesto di normative europee sempre piΓΉ fitte e intricate, molte delle quali sembrano lontane dalle reali esigenze della vita quotidiana dei cittadini.
Le direttive e i regolamenti europei sono
nati con l’intento di garantire la sicurezza dei consumatori e di proteggere
l’ambiente.
Hanno l'ambizione di assimilare le leggi tra
i diversi Stati membri, promuovendo nel contempo la sostenibilitΓ economica e
sociale.
Pomposissimi obiettivi, che trovano il loro
manifesto nell’“Agenda 2030”, una sorta di bibbia ideologica dell’era
contemporanea.
Non solo un insieme di norme politiche, ma
anche uno strumento per “plagiare” le nuove generazioni, portandole a diventare
cittadini “consapevoli pronti a fronteggiare le sfide globali”.
Tuttavia, non possiamo ignorare il fatto che
questi intenti siano stati spesso strumentalizzati per veicolare ideologie
discutibili.
L’implementazione dell’Agenda 2030 nelle
scuole ha dato vita a un vero e proprio lavaggio del cervello, in cui le
convinzioni personali e le opinioni critiche vengono messe a tacere.
Se alcune direttive si sono rivelate utili,
come quelle orientate alla riduzione del risparmio energetico e al riciclo, altre
risultano del tutto superflue: la regolamentazione sulla curvatura dei cetrioli
o il numero minimo di piselli per baccello, sono palesi esempi di assurditΓ
burocratiche.
Eppure, ciΓ² che Γ¨ realmente preoccupante Γ¨
l'ampia gamma di normative che hanno impattato negativamente sullo sviluppo
economico e sociale dei Paesi membri.
Prendiamo, ad esempio, la gestione della
pandemia da Covid-19.
Decisioni come le vaccinazioni obbligatorie,
l’uso di mascherine poco efficaci, il distanziamento forzato, e i vari
requisiti di certificazione, hanno scatenato non pochi dibattiti e causato non
poche irregolaritΓ e ingiustizie.
L’approccio alla green economy ha
portato a divieti restrittivi che hanno sconvolto la vita di molti, come il
blocco della circolazione per auto Euro 4, infrangendo la libertΓ individuale.
Inoltre, l'imposizione di regolamenti come
il Digital Services Act, costantemente giustificato con l'obiettivo di
combattere la disinformazione, ha avuto l'effetto collaterale di limitare la
pluralitΓ di informazioni, trasformando Bruxelles in un'agenzia di controllo
della narrazione pubblica.
E che dire delle proposte grottesche come il
kit di sopravvivenza contro attacchi nucleari promosso dalla Von der Leyen?
Un’iniziativa bislacca, sembra piΓΉ un
tentativo di seminare panico che una reale misura di protezione per i
cittadini.
La veritΓ Γ¨ che l’Unione Europea appare
sempre piΓΉ come un carrozzone imbarazzante, incline a sposare qualsiasi causa
pur di mantenere il proprio potere.
Questa modalitΓ di governo non puΓ² che
gettare ombre sulla fiducia dei cittadini, che vedono nelle misure adottate
solo un modo per tenere in vita il sistema e i suoi privilegi.
In quest’ottica, il “simpatico tappo di
plastica” si erge a simbolo di una burocrazia che ama complicarsi la vita
con regolamenti stravaganti, mentre basterebbe porre maggiore attenzione sui
temi della raccolta differenziata e incentivare un autentico senso civico tra i
cittadini.
Ai politici dell’Unione Europea, che
affollano il Parlamento senza un chiaro mandato popolare, sembrano piacere solo
queste regole bizzarre che sembrano beneficiare gli “amici degli amici”.
In conclusione, mentre continueremo a
staccare quel tappo, Γ¨ fondamentale riflettere su come l’Europa possa evolversi
e rispondere alle esigenze reali di chi vive al suo interno, abbandonando
l’illusione di un progresso fatto di norme inutili e di riforme illusorie.
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