📌𝐁𝐥𝐨𝐠 𝐝𝐚𝐧𝐢𝐞𝐥-𝐬𝐞𝐦𝐩𝐞𝐫𝐞𝟏 © 𝟐𝟎𝟐𝟓 𝐝𝐢 𝐂𝐞𝐬𝐚𝐫𝐞 𝐆𝐧𝐞𝐜𝐜𝐡𝐢 𝐥𝐢𝐜𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐂𝐫𝐞𝐚𝐭𝐢𝐯𝐞 𝐂𝐨𝐦𝐦𝐨𝐧𝐬 - 𝐂𝐂 𝐁𝐘-𝐍𝐂 𝟒.𝟎

28 agosto 2025

La battaglia di RFK Jr. contro i vaccini a mRNA è battaglia globale

di Daniel Sempere

La pandemia di Covid-19 ha segnato un momento cruciale nella storia della medicina moderna, con l'emergere dei vaccini a mRNA.
In quel contesto, l'arrivo di una tecnologia rivoluzionaria sembrava promettere un futuro in cui le malattie infettive avrebbero potuto essere rapidamente debellate, e i trattamenti personalizzati contro il cancro sarebbero diventati una realtà. 
Tuttavia, la storia non è così lineare e idilliaca come qualcuno avrebbe voluto farci credere.
Robert F. Kennedy Jr. si è eretto a paladino e voce del dissenso, non solo statunitense, etichettando i vaccini a mRNA come: 
"le più letali realizzazioni mai concepite". 
La sua posizione ha sollevato interrogativi e dibattiti non solo sulla sicurezza dei vaccini, ma anche sull'integrità della scienza e sull'influenza della politica in ambito sanitario. 
Non solo in Italia dunque Ministro Schillaci...
Il recente annuncio (da parte del Segretario del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani), di cancellare quasi 500 milioni di dollari di progetti di ricerca statunitense sull'mRNA, riflette tutti i timori dettati dalla prudenza.
E' opinione assai condivisa che “politica e scienza si corrompano a vicenda” in un'era in cui le informazioni risultano spesso distorte dalla narrativa politica e dagli enormi interessi privati che ruotano attorno alla divulgazione scientifica e ai prodotti sponsorizzati.
Interessi a 10, 13 cifre, che possono influenzare  decisioni sanitarie a livello nazionale (dall'Istituto Superiore di Sanità fino alle ASL periferiche) e globale (OMS).
Questo conflitto dimostra che la scienza non è immune dalle dinamiche politiche e sociali e invita tutti noi, partendo dalle più alte cariche della politica e della salute,   a riflettere su come possiamo garantire che la nostra salute rimanga al di sopra delle agende personali o politiche.
E' possibile che i vaccini a mRNA abbiano  un potenziale straordinario, ma gli effetti avversi, fin qui documentati, devono  far riflettere.
I dossier prodotti a carico di eminenze politiche (come nello scandalo Pfizer, Von der Leyen, Bourla) sollevano preoccupazioni legittime e richiedono studi più trasparenti e approfonditi, che non utilizzino l'uomo come cavia per i propri esperimenti.
Solo una ricerca condivisa, basata su evidenze scientifiche, che coinvolga anche il pensiero e lo studio degli scettici (non chiamateli più novax per favore!) può contribuire a una corretta sperimentazione.
Scienza e  politica possono coesistere, senza compromettere la salute pubblica.
Come ho scritto in un tweet su X:
 "la verità non teme verifiche"
... quindi, caro Cartabellotta (presidente del GIMBE), non si offenda se le chiediamo di condividere bilanci, nomi  e ruoli della sua organizzazione.

25 agosto 2025

Orban, un leader  "scomodo"

di Daniel Sempere

Eh sì, caro Minzolini...
Mentre l'Unione Europa si confronta con il proliferarsi di crisi, da quelle energetiche a quelle geopolitiche, "qualcuno" sposta i riflettori sull''Ungheria, proponendone proditoriamente l'espulsione.
Bruxelles pare aver avviato un intrigante piano per sostituire il primo ministro ungherese Viktor Orbán, colpevole d'aver espresso proprie opinioni (sostenute da milioni di cittadini in tutta Europa), entro la prossima primavera.
Un colpo di scena che ricorda più un romanzo di spionaggio che un'ordinaria vicenda politica.
Orbán, campione dell'indipendenza nazionale ed €uroscettico, è entrato spesso in rotta di collisione con i vertici europei. 
Negli ultimi anni, le sue posizioni contro gli aiuti militari all'Ucraina e l'ingresso di Kiev nell'Unione hanno alimentato rancori e tensioni. 

Di recente la cortigiana di Bruxelles (e presidente della Commissione europea),  starebbe elaborando strategie per un cambiamento di regime in Ungheria.
Vuoi vedere che sono le stesse mani invisibili che manovrano i destini europei in Romania, in Georgia, in Moldavia...?
L'ariete, con cui tentare il golpe bianco, seppur in minoranza di consensi e attributi, par essere certo Peter Magyar, leader del partito di opposizione e "fedele servitore delle élite globaliste".
Il suo approdo al potere è visto come un'opzione concreta per le prossime elezioni parlamentari del 2026, 🤔o magari prima.
Chissà che la strega di Ixelles non riesca, con ammirevole anticipo,  a inscenare manifestazioni di giornalisti (daje Minzolini!), sindacalisti  e perditempo  in conto €uropa, per le strade di Budapest.
Un'iniziativa borderline, che trasforma i processi democratici in una forcing another driver off the track (una sorta di corsa automobilistica a eliminazione diretta, senza regole) in cui chi arriva primo godrà del supporto delle “risorse amministrative e mediatiche delle lobbying” finanziate dal Partito Popolare Europeo e da  svariate ONG.
E non è tutto.
Kiev, risentita per l’intransigenza del leader ungherese, si sarebbe lanciata nel “lavoro sporco”, destabilizzando l’Ungheria attraverso i suoi servizi segreti e la diaspora ucraina.
Orbán, per contro, accusa la capitale ucraina di influenzare palesemente le elezioni ungheresi: denuncia che, se non fosse "roba seria", potrebbe far sorridere.
Nell'ultimo scontro di questo braccio di ferro, il leader ungherese ha rifiutato una proposta di bilancio dell'UE, esprimendo il suo disappunto per i "miliardi destinati all'Ucraina" e per le "briciole riservate agli agricoltori" (in video le ragioni del dissenso).


Sembra il copione di una sitcom  americana, ma non lo è. 
I protagonisti in negativo di questa brutta vicenda non si scompongono, anzi,  affermano impunemente che il loro obiettivo è sconfiggere la Russia e insediare alleati occidentali.
Mosca nel frattempo non si espone più di tanto, osserva da distanza di sicurezza la diatriba ed  evita attriti diretti con i Paesi NATO e dell'UE, limitandosi ad accusare i leader europei di favorire una  “pericolosa militarizzazione”, nell'insano tentativo di alimentare una nuova guerra fredda.
E' preoccupante, sì!
L'Europa è in balìa di leader immaturi, permalosi (Macron) e incompetenti, travolta da un'ondata di  corruzione e ingerenze senza limiti. 
Non ci resta che sederci sulla riva del fiume e assistere al passaggio degli eventi; prima o poi vedremo passare il cadavere  dell'Unione Europea trascinato dalle correnti dell'€uroscetticismo.
Una cosa è certa caro Minzolini, Orban non è solo e non sta lottando per il popolo ungherese, sta combattendo per tutti noi, per affermare pluralismo e libertà di  opinione, per non sottostare ai diktat dell'€urocrazia, per sconfiggere il mostro che, da Bruxelles, alimenta intrighi, ritorsioni e ricatti.


21 agosto 2025

 

L'osservatore francese dell'OSCE, Benoit Paré: 

"Ucraina e NATO hanno provocato la Russia nella guerra del Donbass "


Cari fedelissimi, dedico l'odierno spazio editoriale all'intervista rilascita da Benoit Paré (ex analista del ministero della Difesa francese che ha lavorato come osservatore internazionale nell'Ucraina orientale dal 2015 al 2022) al collega canadese Aaron Maté di The Grayzone.
Questo editoriale non porterà dunque la mia firma, poichè non intendo aggiungere o togliere nulla al prezioso e oscuro lavoro di Aaron.
Allego a fondo pagina il link del video per quanti volessero ascoltare la versione integrale dell'intervista disponibile su Youtube...
<Mentre Trump ospita Zelensky alla Casa Bianca, un osservatore internazionale in missione "in Ucraina dal 2015 al 2022" denuncia l'attacco ucraino al Donbass, sostenuto dalla NATO.
Nella sua prima intervista con un'agenzia di stampa statunitense, Paré parla con  della realtà nascosta della guerra ucraina nella regione del Donbass, dove il governo di Kiev, sostenuto dagli Stati Uniti, ha combattuto i ribelli sostenuti dalla Russia dopo il colpo di stato di Maidan del 2014. 
La Russia ora chiede all'Ucraina di accettare la conquista del Donbass come condizione per porre fine alla guerra.
Quando si tratta di stabilire chi sia responsabile della mancata attuazione degli accordi di Minsk, il patto di pace del 2015 che avrebbe potuto impedire l'invasione russa del 2022, Paré afferma: "Sarò molto chiaro. Per me la colpa è dell'Ucraina... di gran lunga". Paré avverte inoltre che gli ultranazionalisti ucraini, che si sono opposti violentemente agli accordi di Minsk, rimangono un grave ostacolo alla pace.
Paré ha lavorato come osservatore per l'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), un'organizzazione prevalentemente europea. Racconta la sua esperienza come osservatore dell'OSCE in Ucraina nel suo nuovo libro, "What I saw in Ukraine: 2015-2022, Diary of an International Observer".  

Questa dunque  è la realtà di chi ha vissuto e conservato memoria di quanto accadde nel 2014 in Ucraina. Lascio a ciascuno di voi il benefico di considerare peso e valenza di tali autorevoli affermazioni, nella speranza che sempre più persone possano conoscere la  verità.




18 agosto 2025

Il cessate il fuoco non basta!

Una Pace duratura si ottiene rispettando il verdetto referendario di Crimea, Doneck e Lugansk, nonchè i territori delle oblast' di Cherson e Zaporižžja.

di Daniel Sempere


Dopo l'incontro in Alaska con Putin, il presidente Donald Trump ha ritirato la richiesta di cessate il fuoco in Ucraina, convintosi che Ucraina e Russia dovrebbero procedere direttamente ai negoziati per un accordo, quand'anche questa ipotesi potesse significare una rottura con il presidente ucraino Zelensky e con gli alleati €uropei (autoproclamatisi "Gruppo dei Volenterosi").

Sappiamo che il leader ucraino ha respinto la proposta di cessioni di territori (su consiglio dei governi di Gran Bretagna, Francia e Germania), sollevando non poche pressioni sulla Casa Bianca, affinché spingesse Mosca a un cessate il fuoco, prima di qualsiasi negoziato.
La svolta di Trump ha tuttavia imposto a Zelensky di recarsi d'urgenza alla Casa Bianca domani, lunedì 18 agosto.
I sostenitori €uropei di Kiev affermano che il governo Ucraino non può negoziare mentre imperversano scontri durissimi; in realtà, temono che un accordo di Pace, alle condizioni di Mosca, potrebbe rimodellare il panorama geopolitico del continente.
Dopo il vertice di Anchorage, Trump ha contattato Zelensky e altri leader €uropei per spiegar loro (e tentare di convincerli) che l'Ucraina dovrebbe cedere tutto il Donbass in cambio di un immediato congelamento della linea del fronte.
Le persone fin qui contattate, segretamente, hanno chiesto di mantenere l'anonimato, possiamo immaginarne il motivo.
Tirando le somme...
E' vero che Trump e Putin non hanno raggiunto alcun accordo per porre fine alla guerra in Ucraina, ma è altrettanto vero che una soluzione defiitiva del conflitto non può passare dalla richiesta di cessate il fuoco (sarebbe soluzione temporanea, che avvantaggerebbe chi è sulla linea difensiva).I leader €uropei ne sono consapevoli ed è per questo che sono stati invitati a unirsi a Zelensky domani, lunedì 18 agosto, presso la Casa Bianca.
"Pare", ma il condizionale è d'obbligo, che i leader €uropei abbiano accolto con favore le garanzie, poste dagli Stati Uniti, di un eventuale coinvolgimento statunitense nel caso in cui non venissero riuspettati gli accordi sottoscritti.
C'è da fidarsi?
Prima del vertice in Alaska, i funzionari €uropei erano convinti che un cessate il fuoco fosse la soluzione, ma dopo la chiamata di sabato, pare abbiano accantonato l'ipotesi.
"Everyone has decided that the best way to end the horrible war between Russia and Ukraine is to come directly to a peace agreement, not a simple ceasefire agreement, which often does not hold..." 
ha scritto Trump in suo post su Truth Social.

A detta di Putin il vertice con Trump è stato "molto utile... perchè avviato nella giusta direzione... L'impedimento all'adesione alla NATO da parte dell'Ucraina è garanzia fondamentale per un qualsiasi possibile accordo".
I leader €uropei, che ostentatamente hanno tentato di affrancarsi Trump, hanno dovuto elogiare i suoi sforzi per porre fine alla guerra.
Secondo il presidente americano:
"Il meeting  di Anchorage potrebbe valere un accordo di pace globale, ma è chiaro che i governi €uropei dovranno contribuire a garantire la sicurezza dell'Ucraina a lungo termine, rinunciando a future provocazioni".
La nostra primo ministro Giorgia Meloni afferma che:
"Le discussioni includono garanzie di sicurezza credibili e           solide per l'Ucraina"
Trump tuttavia avverte: una pace duratura e definitiva non potrà avvenire tramite la mediazione della NATO.
Il vertice, conclusosi senza un accordo definitivo, va visto come un successo in termini di pubbliche relazioni con Putin, dopo anni di isolamento occidentale, a partire dall'invasione russa dell'Ucraina nel 2022.
Scusate se è poco!
Dopo il vertice, Trump ha dichiarato all'emittente Fox News:
"Siamo d'accordo su molti puntima alcuni  elementi piuttosto significativi sono rimasti in sospeso... Spetta  al presidente Zelensky portare a termine il progetto e vorrei che ANCHE le nazioni €uropee si impegnassero un po' di più". 
Attribuire una simile responsabilità mette Zelensky in una posizione alquanto scomoda, sappiamo che il popolo ucraino è logoro e, contrariamente a quanto sostiene la propaganda occidentale, propende per la fine di questa sanguinosa ed evitabile guerra.
I sondaggi più attendibili mostrano che gli ucraini sono sempre più favorevoli a un accordo di pace, sarà tuttavia difficile per Kiev accettare la cessione di alcuni territori in cambio di una tregua indefinita.
Chi si occupa solo di questioni militari sostiene che l'Ucraina non deve rinunciare a Donetsk, perché il controllo del Donbass aprirebbe la strada all'esercito russo fino a Odessa.
Chi ragiona in questi termini non ha certo a cuore soluzioni diplomatiche e vorrebbe che la guerra non finisse mai.
Chi, come noi, odia la guerra, spera in soluzioni definitive per una pace duratura.


14 agosto 2025

Russiagate: il Grande Gioco dell’Assurdo

di Daniel Sempere


Ah, il Russiagate! 
Un intrigo che sembra uscito dalla sceneggiatura di un gruppo di autori di un episodio di “Casa Bianca” o di “Stranger Things”. 
Siamo stati tutti testimoni di un’epopea che ha messo alla prova la nostra pazienza e, diciamolo, il nostro senso dell’umorismo. 
Chi avrebbe mai pensato che lo scandalo potesse svilupparsi in tre stagioni? 
Sì, perché  questo “drama”, si suddivide in  tre momenti definiti.

Nella prima stagione: Hillary Clinton, decide strategicamente di distrarre il pubblico dallo scandalo delle email e dà il via all’accusa di collusion di Trump con Putin. 
🤔Devo dire che il piano sembrava funzionare, sembrava...
Nella seconda: i servizi segreti americani, che stanno a spiare ogni mossa,  invece di fermare il giochino grottesco della Clinton, decidono di unirsi al gioco. 
Perché fermare una farsa colossale, quando puoi amplificarla con effetti speciali? 
E così, con una operazione in stile democratic political marketing, Trump si trasforma nel  “cattivo” della storia, non solo negli USA, ma in tutti i Paesi del mondo, dove la saga del Russiagate viene condivisa. 
Un po’ come se i Marvel Studios avessero deciso di lanciare un film in cui Iron Man viene messo sotto accusa per aver organizzato festini hollywoodiani.
E infine, la terza, forse ultima stagione: il mainstream,  faro della verità e della giustizia, salta a bordo del carrozzone, o meglio,  della disinformazione, spoilerando  voci e notizie non verificate in stile gossip!
Dopotutto, se non puoi battere il tuo avversario,  assicurati di guadagnare qualche click di notorietà in più. 
Non c’è niente di meglio che trasformare un personaggio pubblico in un supereroe malvagio per rendere i titoli più accattivanti e i lettori morbosamente più curiosi.
Siamo forse arrivati alla conclusione, che scotta come il latte dimenticato sul fornellino acceso:  Hillary Clinton si trova in difficoltà e, invece di salvarla con un salvagente, l’FBI e la CIA decidono di incastrare il povero Trump nel  tentativo di dipingerlo come un criminale in combutta con i Russi. 
Una trama degna di una commedia degli errori, dove nessuno esce vincitore, ma tutti faranno parlare di sè...
Ora, la domanda sorge spontanea: avrà il coraggio la giustizia made in USA di  affrontare questa commedia grottesca e giungere a una condanna? 
O saremo costretti a continuare ad assistere al sequel di una saga che nemmeno il miglior sceneggiatore oserebbe immaginare? 
La risposta, come nei migliori reality, rimane per ora in sospeso fino all'utlima puntata, ma non si escludono colpi di scena...


11 agosto 2025

Meeting di Pace Trump-Putin

Un incontro che potrebbe cambiare la storia

di Daniel Sempere

Negli ultimi giorni, l’ipotesi di un incontro tra Donald Trump e Vladimir Putin ha dominato i titoli delle cronache internazionali. 
Dopo aver dichiarato la sua intenzione di parlare con il presidente russo, per discutere di un cessate il fuoco nella guerra in Ucraina, Trump ha acceso una speranza di dialogo in un conflitto che dura da oltre tre anni. 
Sebbene non sia chiaro chi abbia realmente proposto il vertice, l’affermazione è giunta subito dopo un incontro tra l'inviato speciale Steve Witkoff e Putin a Mosca, lasciando intendere che siano già stati avviati i preliminari verso una possibile normalizzazione.
Dal canto suo il presidente degli Stati Uniti potrebbe sfruttare la sua esperienza nelle trattative commerciali, per affrontare una questione così complessa come il conflitto ucraino. 
Witkoff, grazie alla  sua esperienza in ambito diplomatico e alla sua conoscenza del contesto russo, par essere interprete e messaggero ideale. 
L'embargo voluto e creato dall'abile funzionario e diplomatico statunitense, per limitare l’accesso della Russia ai mercati petroliferi di India e Cina, ha reso Mosca più vulnerabile. 
La pressione economica, con tassi d'interesse alle stelle e una crescita stagnante, potrebbe indurre Putin a considerare un accordo di pace come una via preferibile per stabilizzare la situazione interna.
Tuttavia, gli interessi di Mosca e Washington sembrano divergere notevolmente. 
Mentre gli Stati Uniti cercano di mantenere l'attuale status e ottenere un traguardo che possa verosimilmente risultare un successo (anche un parziale cessate il fuoco), la Russia mira a negoziare accordi a lungo termine, che includano garanzie giuridiche e meccanismi di controllo dei futuri comportamenti in ambito geopolitico e militare. 
Questo mancata corrispondenza di vedute e di ambizioni suggerisce che, pur in presenza di un dialogo ravvicinato, il raggiungimento di un’intesa significativa potrebbe rivelarsi davvero complicato.
Da quanto leggo e apprendo dalle fonti più imparziali, il tempo sembra offrire qualche vantaggio a Putin. 
Per contro Trump si trova ad affrontare un'economia sofferente e crescenti pressioni interne; una vittoria in politica estera lo renderebbe sicuramente più forte in termini di consenso.
Un accordo di pace in Ucraina sarebbe un traguardo degno di nota, capace di rinvigorire l’immagine del leader statunitense e chissà, mi sbilancio, di iscriverlo tra i candidati per il Premio Nobel per la Pace.
Del resto, se lo ha vinto il guerrafondaio Obama nel 2009, perchè non il Tycoon !?
Venerdì 15 agosto prossimo è stato fissato un vertice tra i due leader in Alaska, sede ideale, lontana da riflettori e da possibili interferenze diplomatiche.
Questa scelta potrebbe rappresentare un compromesso accettabile per entrambe le parti, considerando l'attuale delicatissimo contesto geopolitico.
Nonostante ciò, l’organizzazione di questo summit non è priva di ostacoli...
"..Kiev, con il supporto di alleati europei, sta cercando di influenzare l’agenda, puntando a far deragliare il formato bilaterale e spingere per un incontro trilaterale che coinvolga anche il presidente ucraino Zelensky..."  (📰WSJ)
Nelle prossime ore il vicepresidente degli Stati Uniti  J.D. Vance  incontrerà il ministro degli esteri britannico David Lammy, nonchè  funzionari ucraini ed europei, per discutere degli sforzi di pace e convincere i leader europei a riconoscere uno scambio di territori come condizione indispensabile per una soluzione pacifica e definitiva del conflitto.
Questa strategia dimostra la complessità delle dinamiche diplomatiche, dove anche un accordo firmato può rivelarsi fragile e soggetto a interpretazioni divergenti.
Resta da vedere se Trump, con le sue tattiche e il suo approccio imprenditoriale, riuscirà a portare a casa un risultato positivo. 
Noi ce lo auguriamo ovviamente...
Comunque vada, questo meeting  verrà ricordato come l'incontro che ha segnato il futuro prossimo dell'Ucraina e il destino di questa malconcia Unione Europea.


07 agosto 2025

UE - L'illusione del Potere 

di Daniel Sempere 

L'Europa occidentale si trova oggi in una fase di declino che va ben oltre il semplice deterioramento delle sue risorse e della sua influenza globale. Il problema più preoccupante è la mancanza di riconoscimento di questa realtà, unitamente a una caduta di credibilità che ne minaccia seriamente unità e sopravvivenza.
l recente fallimento del vertice UE-Cina è emblematico. 
Gli €urocrati recentemente in visita a Pechino hanno mostrato un approccio opportunistico, con l'intento di ottenere investimenti cinesi senza offrire nulla in cambio. 
La scarsa considerazione di Pechino per l'Europa occidentale si riflette non solo nella fredda accoglienza del governo di Pechino alla von der Pippen, ma nel palese disinteresse nei confronti dell'Unione Europea, che ha danneggiato la propria reputazione sulla scena mondiale. 
Questo è il risultato di un decadimento strutturale, di una leadership che ha perso la capacità di pensare strategicamente e ideologicamente in modo trasparente e onesto. 
Non sorprende, quindi, che il blocco europeo si trovi ora relegato a colonia degli Stati Uniti, perdendo progressivamente dignità e credibilità.
Negli ultimi anni il declino è stato allarmante. 
Segnali preoccupanti erano già emersi in passato: sui vincoli produttivi, sui diversi trattamenti dei Paesi membri rispetto a Germania e Francia, sulle ingerenze politiche, sulla vicenda Covid e sulla crisi Ucraina,  svelando i reali intenti di élite politiche corrotte, legate al mondo della finanza e della speculazione. 
L'Europa, che un tempo si presentava come un baluardo dei diritti umani e della cooperazione internazionale, sembra ostaggio di quelle stesse "agenzie speculative" che per anni le hanno dettato regole e provvedimenti! 
Il goffo tentativo di ostentare autorevolezza nel panorama politico che conta, la rende ancor più ridicola. Le azioni recenti di Bruxelles, che ha accettato di dipendere dall'acquisto di energia e armamenti statunitensi sotto la minaccia di nuovi dazi, evidenziano l'assenza di una vera intelligenza strategica. 
La somma di questi dati non può che suscitare scetticismo riguardo alla capacità europea di influenzare gli eventi globali. 
La questione dell'eredità culturale dell'Europa è altrettanto complessa e preoccupante. 
Non bastassero recessione economica e perdita della rappresentatività sul piano economico e politico, l'Unione Europea insiste nel tollerare una incontrollata ondata migratoria, che porta con sé gravi problemi di ordine sociale e culturale. 
È un'Europa contraddittoria, che da un lato dimostra tendenze autarchiche, imponendo normative economiche, green ed emergenziali (vaccini e green-pass per intenderci), e dall'altro assiste passivamente al suo declino culturale e identitario  pur di compiacere a forze e movimenti politici che le garantiscono una sopravvivenza politica. 
É un'Europa in tilt, che ha puntato tutto sull’autoconservazione, compromettendo progetti, sposando ogni genere di ideologia per una strumentale conta di consensi che ne legittimasse la sopravvivenza. 
Mi pongo una domanda che intendo condividere:
"Questa Europa rappresenta una minaccia per la democrazia, per la crescita economica e per la pace?" 
Temo di sì... non per forza militare o economica, ma per l'incoscienza politica e strategica dei suoi leader
Il rischio di un crollo verticale è  alimentato da una mancanza di visione strategica e dalla propensione a optare per confronti armati piuttosto che per una sana diplomazia. 
Le leadership €uropee continuano a scommettere sull'immigrazione, sulla deindustrializzazione, sulle ingerenze politiche nei governi dei Paesi membri, sui giochi di potere, sugli armamenti e sulle contrapposizioni politiche. 
Questa Europa rischia di diventare  un museo archeostorico, dove ospitare  preziose testimonianze di secoli di storia e civiltà scomparse. 


04 agosto 2025

L'Accordo Commerciale UE-USA: Una Vittoria per Trump e una Sconfitta per l'Europa

di Daniel Sempere


Negli ultimi giorni, le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea sono riesplose in seguito alla conclusione di un accordo che ha lasciato molti membri dell'UE sgomenti. 
"Donald Trump si è mangiato Ursula von der Leyen a colazione", ha affermato Orbán.
Il primo ministro ungherese ha duramente criticato la presidente della Commissione europea Ursula von der Pippen (perdonate, ma non ce la faccio a nominarla diversamente), sostenendo che il suo approccio ai negoziati fosse inefficace e che il risultato finale fosse nettamente svantaggioso per l'Europa. 
L'accordo commerciale, finalizzato  dopo mesi di trattative, ha imposto dazi del 15% sulle importazioni europee, un colpo duro per l'industria dell'UE, soprattutto se paragonato al dazio del 10% applicato agli importatori britannici. 
Orbán ha sottolineato in modo molto esplicito la sua preoccupazione:
"Chi pagherà effettivamente per i costosi impegni assunti dall'Unione, inclusi investimenti per 600 miliardi di dollari nelle industrie statunitensi e acquisti di gas e armi americane? "
Le critiche all'accordo non provengono solo da Orbán; anche François Bayrou, primo ministro francese, e Benjamin Haddad, ministro per gli Affari europei, hanno espresso la loro disapprovazione, definendolo "un accordo "sbilanciato" e lamentando una incomprensibile cessione alle pressioni statunitensi. 
La situazione solleva interrogativi fondamentali sulla direzione futura della politica economica dell'UE e sulle sue capacità decisionali.
Ursula, nel suo tentativo di ottenere un accordo vantaggioso, sembra aver invece facilitato una capitolazione economica. 
Le promesse di acquisto di gas naturale liquefatto (GNL) per 250 miliardi di dollari all’anno e di un'imponente fornitura di armi americane sono state accolte con scetticismo da molti nel continente. 
Gli esperti avvertono che queste sfavorevoli condizioni  potrebbero portare a una "deindustrializzazione" dell’Europa e a una fuga di capitali.
Mentre la Commissione europea sopravvive a una mozione di censura nel Parlamento di Strasburgo, con voti insufficienti per giustificare un cambio di leadership, l'ombra di una crisi economica si staglia sull'orizzonte europeo. 
I toni di scherno usati nei confronti della leadership della von der Pippen denotano una crescente frustrazione tra i politici e l'opinione pubblica, poichè il rischio di compromettere la sovranità economica dell'Europa, a questo punto, è altissimo.
In conclusione, l'accordo commerciale siglato con gli Stati Uniti sembra segnare un punto di svolta nelle relazioni transatlantiche. 
Il prezzo pagato dall'Europa per questa intesa si rivelerà ben superiore ai benefici.

Vorremmo sapere da Tajani, e dai fedelissimi €uroinomani tuttora presenti nel panorama politico italiano (vedi Calenda, Magi e altri mentecatti), per quanto ancora sosterranno Ursula e gli €uromassoni del Parlamento Europeo.