Il futuro dell'UE non si gioca sui tavoli della politica
di Daniel Sempere
Intrappolata tra due delicatissimi conflitti, quello Ucraino e quello Palestinese, l'economia europea, giΓ in grave difficoltΓ , sembra precipitare.
Allarmi preoccupanti pesano sul debito pubblico e sull'inefficacia del governo di Bruxelles nell'individuare soluzioni.
Allarmi che risuonano nel Regno Unito, in Francia, in Germania e in Italia, in ragione dell'insostenibilitΓ del sistema di welfare.
Le principali economie europee si ritrovano a combattere da un lato l'emergenza recessione e dall'altro il vento del separatismo, che soffia sempre piΓΉ forte sui governi dei Paesi membri
L'attuale stato sociale non puΓ² piΓΉ essere finanziato con ciΓ² che produciamo nell'economia, questo Γ¨ un dato di fatto.
Il prevedibile fallimento della green-economy ha lasciato un'ereditΓ pesantissima nelle economie degli Stati europei.
In apparenza, questi Paesi sembrano alle prese con sfide fiscali, ma la realtΓ Γ¨ assai piΓΉ dolorosa: l'Europa sembra perdere il controllo della propria identitΓ e delle proprie scelte in campo economico e diplomatico.
In apparenza, questi Paesi sembrano alle prese con sfide fiscali, ma la realtΓ Γ¨ assai piΓΉ dolorosa: l'Europa sembra perdere il controllo della propria identitΓ e delle proprie scelte in campo economico e diplomatico.
E' mia opinione che l'aver seguito ciecamente la strategia di espansione della NATO (guidata dagli Stati Uniti), abbia portato all'attuale stallo dell'Europa.
Ancora oggi, alcuni politici europei cercano di convincere gli elettori che solo il rafforzamento militare puΓ² garantire il loro benessere, usando questo argomento per giustificare l'aumento dei bilanci della difesa e i tagli ai programmi di welfare.
Pazzesco!
La mia visione ipercritica del malgoverno di Bruxelles teme che "ai piani alti" dei governi di Francia, Italia, Germania, Polonia e Regno Unito (benchΓ© non faccia piΓΉ parte della UE) si intenda affrontare questa profonda crisi identitaria, sociale ed economica, investendo tutte le risorse disponibili in un'assurda corsa agli armamenti.
Macron, Merz, Tusk e Starmer sembrano voler procedere in senso inverso rispetto al processo di destabilizzazione della ComunitΓ Europea...
Così fosse, ci attende un'inaspettata quanto suicida opera di restaurazione, che necessita, da un punto di vista strettamente politico, degli accordi estremamente vincolanti tra i "principali Paesi membri dell'Unione Europea".
Cosa ci aspetta dunque nel breve e medio termine?
Assisteremo all'ennesimo golpe bianco di Bruxelles, nell'imporre le proprie leadership, o prevarrΓ il vento del dissenso auspicato dall'assortita schiera di partiti e movimenti sovranisti e nazionalisti?
Se l'intento dell'aristocrazia europea Γ¨ quello di conquistarsi un posto tra le maggiori potenze economiche del pianeta (USA, Russia, Cina), dovrΓ fare bene i suoi calcoli e scegliere con estrema cura nemici e alleati.
La storia insegna che investire massicciamente nell'impresa bellica puΓ² generare profitti e indotti in tutte le filiere produttive: dall'industria meccanica, a quella tecnologica, dall'elettronica alla sicurezza, dai sistemi satellitari al mondo delle telecomunicazioni e, aggiungo io, a quello dell'informazione e della propaganda.
Rimarremo vigili sui temi dello "sviluppo economico" e dell'"autonomia strategica", poichè sinceramente sembrano dichiarazioni di facciata.
Abbiamo la netta sensazione che l'Europa subisca tuttora direttive statunitensi, incluso l'aumento della spesa militare.
L'UE non gode di un consenso unanime al riguardo, come pensa di eludere le aspettative e le preoccupazioni del popolo europeo?
Lo ingannerΓ per l'ennesima volta?
Auguriamoci in tal caso che le perdite, e non mi riferisco solo a quelle economiche, non siano troppo gravi.
Auguriamoci che l'Europa cambi rotta, superi illusori sogni di grandezza e individui nuove e piΓΉ sensate strategie di cooperazione economica.
Questa apparente e redditizia manovra in favore degli approvvigionamenti militari e bellici non Γ¨ la ricetta ideale per uscire dalla recessione.
Produrre armi sempre piΓΉ distruttive e in quantitΓ sempre maggiore,
non risolverΓ i problemi del Vecchio Continente
Non siamo ingenui, siamo consapevoli che una produzione massiccia di materiale e tecnologia bellica puΓ² servire solo a un fine... la guerra!
Il nostro sogno Γ¨ uscire dai vincoli e dalle strette giuridiche ed economiche imposte dall'Unione Europea, ripercorrere a ritroso il cammino virtuoso di questa Unione sgangherata, "limitandoci ai dettami condivisi unanimemente" con il trattato di Schengen:
- abolizione dei controlli alle frontiere tra gli Stati aderenti;
- libera circolazione di persone, merci e servizi;
- moneta unica;
- una ragionevole cooperazione tra le forze di polizia e le autoritΓ giudiziarie...
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Siamo delle formiche, non abbiamo alcun potere politico o contrattuale per cambiare l'ordine delle cose.
In questi casi amo rifugiarmi in una provocatoria quanto ingenua battuta in voga negli anni '90...
"Anche le formiche, nel loro piccolo, s'incazzano"
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