📌𝐁𝐥𝐨𝐠 𝐝𝐚𝐧𝐢𝐞𝐥-𝐬𝐞𝐦𝐩𝐞𝐫𝐞𝟏 © 𝟐𝟎𝟐𝟓 𝐝𝐢 𝐂𝐞𝐬𝐚𝐫𝐞 𝐆𝐧𝐞𝐜𝐜𝐡𝐢 𝐥𝐢𝐜𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐂𝐫𝐞𝐚𝐭𝐢𝐯𝐞 𝐂𝐨𝐦𝐦𝐨𝐧𝐬 - 𝐂𝐂 𝐁𝐘-𝐍𝐂 𝟒.𝟎
Visualizzazione post con etichetta ✓ L'arte divisiva della politica. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta ✓ L'arte divisiva della politica. Mostra tutti i post

16 giugno 2025

L'Arte Divisiva della Politica... 

di Daniel sempere

Israele, pur non potendo essere etichettato come un impero tradizionale, agisce al di fuori delle conseguenze dei propri atti aggressivi contro Palestina, Libano, Siria e Iran, beneficiando di una sorta di immotivata impunità internazionale.
La sua crescente influenza e coinvolgimento in Africa rappresentano un altro passaggio strategico per allinearsi agli interessi americani e britannici.
È cruciale fare questa distinzione: non si tratta di un complotto ebraico globale, ma della strumentalizzazione dello Stato israeliano da parte di potenze occidentali che cercano di mantenere il loro controllo geopolitico.
Il bigottismo, purtroppo, continua a prosperare, alimentato da una narrazione che confonde l’antisemitismo con una  condanna più che legittima alle politiche israeliane perpetrate da Netanyahu.
La verità sarà sempre offuscata da chi non è disposto a riconoscere il diritto alla dignità e all'esistenza del popolo palestinese (ironicamente tra i più semiti di tutti), quanto di quello israeliano.
La critica al sionismo emerge come risposta legittima, non come  attacco all’intero popolo di Israele, ma contro quell'ideologia politica e militare che ha preferito risolvere la delicata questione palestinese con le guerre, anziché con la diplomazia, a partire dal riconoscimento dello stato della Palestina
Sappiamo che gli Stati Uniti si sentono in diritto di rovesciare governi non allineati ai loro interessi, come dimostrano i recenti eventi in Medio Oriente, ma non sono soli… il ruolo ambiguo della Gran Bretagna, che cerca di mantenere una presenza influente attraverso alleanze strategiche, aggiunge un’altra discriminante.
La separazione tra sunniti e sciiti, frutto dell'eredità coloniale, ha creato tensioni che continuano a deflagrare in conflitti sanguinosi.
Ma come giustificare azioni terroristiche e genocidi senza scatenare un'indignazione compatta e universale?
Semplice, basta contrapporre  il sionismo e l'Islam in uno scontro ideologico tra fedi e culture, contando sul fatto che la religione è quanto di più ipocrita e manicheo.
Le élite al potere, spesso sostenute da potenze esterne, ignorano la voglia di pace delle masse, anteponendo i loro interessi personali, specialmente quando si tratta di risorse preziose "come il petrolio".
Il sospetto che la democrazia e la verità possano essere comprate è, ahimè, assai verosimile; anche i giornalisti più accreditati rischiano di essere strumentalizzati e di servire i media mainstream, distorcendo la narrazione a favore di chi esercita il potere.
La situazione attuale è aggravata dal nazionalismo artificioso che viene alimentato ad arte per distrarre e manipolare le masse.
L'esempio di Netanyahu, che alimenta e sfrutta i conflitti per deviare l'attenzione dalle sue personali questioni legali, è l’emblema di come il sistema sappia premiare l'inganno e il condizionamento mediatico.
In un contesto di disperazione, condividere immagini tragiche sui social media diventa un atto paradossale: si amplifica il dolore, ma senza dar sèguito ad alcuna azione politica o diplomatica significativa.
Lo sdegno, per quanto unanime, non è la soluzione. 
In questo scenario, assistiamo come comparse al "suicidio" della verità, traguardo volutamente inaccessibile a noi poveri idioti.
Riconoscere l'inganno e l'ipocrisia che circondano queste dinamiche è fondamentale per “avvicinarci” alla verità.
Solo così potremo liberarci dalla nebbia tossica che avvolge il mondo dell’informazione...  e risalire all'origine dei conflitti.