Spazzatura digitale
di Daniel Sempere
Gli studiosi lo chiamano "smog digitale".
L'aria è così satura di fanghi digitali riciclati che sembra di vivere in un reality ambientato in una discarica.
Siamo sempre più disgustati da questo insalubre miasma, pur essendone "dipendenti".
Alcuni, tra i sociologi più famosi, non riescono a intravedere una via d'uscita da questa giungla di pixel e dati.
Purtroppo non è da tutti "pensare fuori dagli schemi" perché, ahimè, gli schemi siamo noi. Stanchezza dei media e rifiuto delle notizie non sono concetti nuovi; anzi, sono stati alimentati a lungo da un flusso incessante e conflittuale di notifiche e aggiornamenti che sembrano avere l’unico scopo di esaurire le nostre riserve mentali.
L'antidoto più comune ed efficace è una consapevole evasione.
Leggo che negli ultimi 10 anni l’attività di commento, condivisione e discussione delle notizie è crollata.
Le sezioni social dedicate ai commenti (un tempo fertile terreno di dibattito) si sono trasformate in un campo di battaglia e di scontro.
Ma dietro questo apparente scontro ideologico si nascondono intelligenza artificiale, false identità e nicknames.
Lo ammetto, io stesso utilizzo uno pseudonimo: ma Daniel Sempere (per fortuna) è solo un vezzo letterario, non uno scudo penale dietro cui nascondermi e attaccare gli avversari.
Capita a tutti, prima o poi, di imbattersi in una fauna variegata di troll, che si esibisce in convulse performance, scambiandosi accuse e offese feroci.
Questi "parassiti digitali" vanno a caccia delle vittime con l'intento di destabilizzare l’informazione e inquinare il dibattito civile.
È fenomeno così comune e diffuso che potremmo considerarlo "effetto collaterale della comunicazione social ".
Basta poco per attirare questi molestatori; un semplice commento sulla piattaforma di X (ex Twitter), può attirare stormi di troll che non lasciano spazio al pensiero critico.
Ma chi sono questi "guastatori", verrebbe da chiedersi...
Sono semianalfabeti, che appartengono alle più svariate categorie: filosionisti, filopalestinesi, proVAX, noTAV, noPONTE, ambientalisti, boldriniani (troll di M.Boldrin), buriniani (troll di R.Burioni), un esercito infinitamente variegato e molesto.
Divisi nelle ideologie, ma uniti nell'intento di impedire il dibattito e ridurlo a spazzatura.
Come reagiscono i giovani di fronte a questo alienante fenomeno?
I giovani, in particolare quelli che appartengono alla Generazione Z, stanno abbandonando i canali tradizionali di informazione.
Dotati di smartphone e meme, preferiscono consumare contenuti brevi e superficiali su TikTok e Instagram.
Provate a effettuare una ricerca su queste piattaforme, per esempio sul contenuto "Reaction..."
Vi troverete sommersi da video nonsense generati dall’intelligenza artificiale, un concentrato di immagini banali e artificiali decisamente demenziali.
Un ricco vassoio subculturale e del nulla!
E non stupitevi se il narratore vi sembrerà uscire da un film di fantascienza: è solo un algoritmo mascherato.
Dobbiamo preoccuparci?
Certamente!
Soprattutto per i nostri figli e per la scarsa qualità della comunicazione che ne deriva.
Il rischio di dover organizzare una raccolta differenziata dell’informazione digitale è altissimo.
Mentre ci muoviamo tra il fango di dati e le nebbie del malessere mediatico, non abbassiamo mai la guardia e differenziamo il più possibile questa spazzatura digitale, perché nel mondo del "website's information" il rischio di asfissia è sempre in agguato.